graffidigatta
Membro
Ciao ecco la terza e ultima parte. Grazie della vostra pazienza. un bacio
Graffidigatta
“Dai scendi” mi disse dopo aver fatto tutto il viaggio in silenzio. Smontammo dall’auto, eravamo uno di fronte all’atra, lui mi afferrò per i fianchi e mi baciò spingendomi quasi con violenza la sua lingua in bocca, mentre la sua mano strizzava un mio capezzolo, dopo essere entrata sotto la mia maglietta.
“Spogliati” e poco dopo mi ritrovai in scarpe da ginnastica e nuda davanti a lui, mentre sentivo la mia eccitazione salire, si potrebbe dire che era tutto così perfetto, lui, il posto e anche quel suo tono distaccato e da maschio dominate.
“Mettiti sul cofano bella” “Ho dei profilattici nel marsupio” gli dissi mentre le mie mani si posavano sulla lamiera ancora calda “Non preoccuparti, ho i miei, dubito che quelli che hai tu mi possano andare bene” mi rispose. A quella affermazione non potei evitare di girarmi, si era calato i pantaloni e devo dire che il contatto con il mio corpo e la mia nudità qualche reazione l’aveva prodotta, d’accordo, non era al massimo ma non era restato per niente indifferente. In effetti già a quel livello si vedeva che era necessaria un’xl, ricordo che pensai che sarebbe stata dura lavorarlo. Non è che era lunghissimo, cioè non quelle cose da prendere tra due mani e che ne avanza ancora come si vede in qualche film, aveva si una buona lunghezza ma soprattutto era largo.
Ero eccitata, come non mi succedeva da tempo. Mi accucciai ai suoi piedi, volevo portare al suo massimo quel pezzo di carne nera, leccai la pelle fino a rendere l’asta lucida di saliva, lui strinse i miei ricci tra le mani spingendomi la cappella tra le labbra. Iniziai ad assaporarlo, aveva un gusto forte quasi pungente, ma sicuramente non sgradevole. Lo sentivo crescere nella mia bocca e nella mia mano, mentre lui dettava il ritmo, muovendo la mia testa a suo piacimento e commentando con piacere la mia bravura nel servizio che gli stavo offrendo.
“Ora voglio la tua figa” mi disse tirandomi i capelli per farmi alzare la testa e guardami negli occhi.
Mi ritrovai sul cofano con le gambe aperte, in attesa di lui che stava srotolando il profilattico, non riuscivo a pensare ad altro se non alla voglia che avevo di sentire Fatim dentro di me.
Le sue dita iniziarono ad esplorare la mie piccole labbra, chiusi gli occhi per assaporare meglio i suoi tocchi le sue prime penetrazioni.
“Vedo che sei già bagnata a dovere” commento tirando fuori due dita e puntando sulla mia fighetta la sua verga, a quel contatto non riuscii a trattenere un mugolio di piacere.
Lui pian piano avanzava dentro di me, era bravo, mi stava dando il tempo di abituarmi a lui e nel contempo di godere della sua presenza. I suoi movimenti diventavano sempre più forti e più profondi, ma quello che non posso dimenticare erano i suoi occhi il suo sguardo, quello del capobranco che monta la propria femmina che la rende completamente e totalmente sua.
Tutto questo era straordinario, lui continuava a cambiare ritmo non facendomi mai rifiatare, le sue mani ora impegnate a tenere aperte le mie gambe ora a giocare con i miei seni mi facevano vibrare ad ogni tocco, ad un certo punto chiusi il suo bacino tra le mie gambe e lo strinsi più forte che potevo a me, in quel momento, in una situazione diversa, avrei potuto anche chiedergli di venire dentro di me senza alcun limite e senza alcuna barriera, ma non ebbi il coraggio di dirgli nulla e semplicemente lo guardai, ma forse lui capi lo stesso, perché spinse ancora più a fondo facendomi venire ancora una volta. “Ora ti faccio un regalo” mi disse infine sorridendomi.
Usci da me, si levo di scatto il preservativo, e con due colpi della mano irrorò il mio corpo del suo seme.
Restai li coricata sul cofano di una macchina sotto il sole d’agosto vestita solo del seme di Fatim completamente appagata dal nostro rapporto che mi aveva regalato alcuni orgasmi tra i più belli della mia vita. Lui si era già rivestito, poi, mi aiuto a ripulirmi, anche se mi ricominciavano i brividi ogni volta che mi toccava il mio corpo, mi rivestii anch’io e tornammo dove c’eravamo incontrati. Prima di scendere mi sporsi verso di lui lo baciai e gli dissi semplicemente ”Grazie”. Sentivo che glielo dovevo.
Montai in macchina strinsi il volante tra le mani, chiusi gli occhi e feci un profondo respiro, era tempo di tornare alla normalità.
Graffidigatta
“Dai scendi” mi disse dopo aver fatto tutto il viaggio in silenzio. Smontammo dall’auto, eravamo uno di fronte all’atra, lui mi afferrò per i fianchi e mi baciò spingendomi quasi con violenza la sua lingua in bocca, mentre la sua mano strizzava un mio capezzolo, dopo essere entrata sotto la mia maglietta.
“Spogliati” e poco dopo mi ritrovai in scarpe da ginnastica e nuda davanti a lui, mentre sentivo la mia eccitazione salire, si potrebbe dire che era tutto così perfetto, lui, il posto e anche quel suo tono distaccato e da maschio dominate.
“Mettiti sul cofano bella” “Ho dei profilattici nel marsupio” gli dissi mentre le mie mani si posavano sulla lamiera ancora calda “Non preoccuparti, ho i miei, dubito che quelli che hai tu mi possano andare bene” mi rispose. A quella affermazione non potei evitare di girarmi, si era calato i pantaloni e devo dire che il contatto con il mio corpo e la mia nudità qualche reazione l’aveva prodotta, d’accordo, non era al massimo ma non era restato per niente indifferente. In effetti già a quel livello si vedeva che era necessaria un’xl, ricordo che pensai che sarebbe stata dura lavorarlo. Non è che era lunghissimo, cioè non quelle cose da prendere tra due mani e che ne avanza ancora come si vede in qualche film, aveva si una buona lunghezza ma soprattutto era largo.
Ero eccitata, come non mi succedeva da tempo. Mi accucciai ai suoi piedi, volevo portare al suo massimo quel pezzo di carne nera, leccai la pelle fino a rendere l’asta lucida di saliva, lui strinse i miei ricci tra le mani spingendomi la cappella tra le labbra. Iniziai ad assaporarlo, aveva un gusto forte quasi pungente, ma sicuramente non sgradevole. Lo sentivo crescere nella mia bocca e nella mia mano, mentre lui dettava il ritmo, muovendo la mia testa a suo piacimento e commentando con piacere la mia bravura nel servizio che gli stavo offrendo.
“Ora voglio la tua figa” mi disse tirandomi i capelli per farmi alzare la testa e guardami negli occhi.
Mi ritrovai sul cofano con le gambe aperte, in attesa di lui che stava srotolando il profilattico, non riuscivo a pensare ad altro se non alla voglia che avevo di sentire Fatim dentro di me.
Le sue dita iniziarono ad esplorare la mie piccole labbra, chiusi gli occhi per assaporare meglio i suoi tocchi le sue prime penetrazioni.
“Vedo che sei già bagnata a dovere” commento tirando fuori due dita e puntando sulla mia fighetta la sua verga, a quel contatto non riuscii a trattenere un mugolio di piacere.
Lui pian piano avanzava dentro di me, era bravo, mi stava dando il tempo di abituarmi a lui e nel contempo di godere della sua presenza. I suoi movimenti diventavano sempre più forti e più profondi, ma quello che non posso dimenticare erano i suoi occhi il suo sguardo, quello del capobranco che monta la propria femmina che la rende completamente e totalmente sua.
Tutto questo era straordinario, lui continuava a cambiare ritmo non facendomi mai rifiatare, le sue mani ora impegnate a tenere aperte le mie gambe ora a giocare con i miei seni mi facevano vibrare ad ogni tocco, ad un certo punto chiusi il suo bacino tra le mie gambe e lo strinsi più forte che potevo a me, in quel momento, in una situazione diversa, avrei potuto anche chiedergli di venire dentro di me senza alcun limite e senza alcuna barriera, ma non ebbi il coraggio di dirgli nulla e semplicemente lo guardai, ma forse lui capi lo stesso, perché spinse ancora più a fondo facendomi venire ancora una volta. “Ora ti faccio un regalo” mi disse infine sorridendomi.
Usci da me, si levo di scatto il preservativo, e con due colpi della mano irrorò il mio corpo del suo seme.
Restai li coricata sul cofano di una macchina sotto il sole d’agosto vestita solo del seme di Fatim completamente appagata dal nostro rapporto che mi aveva regalato alcuni orgasmi tra i più belli della mia vita. Lui si era già rivestito, poi, mi aiuto a ripulirmi, anche se mi ricominciavano i brividi ogni volta che mi toccava il mio corpo, mi rivestii anch’io e tornammo dove c’eravamo incontrati. Prima di scendere mi sporsi verso di lui lo baciai e gli dissi semplicemente ”Grazie”. Sentivo che glielo dovevo.
Montai in macchina strinsi il volante tra le mani, chiusi gli occhi e feci un profondo respiro, era tempo di tornare alla normalità.