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La rosa tatuata (parte 1)

biancotti

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La rosa tatuata.



La piccola rosa tatuata sulla caviglia sinistra di mia moglie mi faceva un certo effetto mentre la guardavo. Lei con le cosce spalancate e con le gambe allacciate al dorso dell’uomo che la stava montando con vigore.
In quella stanza sconosciuta echeggiava il cigolio del letto e dettava il tempo ai gemiti dei due e alle parole oscene che uscivano dalla bocca di Sonia.
Io spettatore più angosciato che eccitato, osservavo come un automa, il grosso cazzo di lui che spalancava a dismisura la fica di mia moglie. Nell’aria l’odore di sudore si mescolava al profumo di Sonia. Nessuno di noi era completamente nudo. L’uomo si era abbassato i pantaloncini ma indossava ancora la sua canottiera arancione. Mia moglie, tolto il pareo, aveva il minuscolo perizoma che certo non ostacolava la penetrazione. Io ero vestito con addosso i miei bermuda a fiori e la camicetta aperta sul davanti.
Quella situazione era nata per puro caso anche se a volte, qualcosa di simile, l’avevamo evocato, nei nostri rapporti ma solo come fantasia per cercare maggiore eccitazione.
Quella sera era di Sabato e Sonia era particolarmente euforica, allegra, eccitata. Avevo prenotato un tavolo ad una festa sulla spiaggia e a lei, la cosa era piaciuta molto. Quei giorni di vacanza nella nostra villetta sulla riviera romagnola ci avevano caricato e li vivevamo intensamente. Senza i figli (10 e 8 anni) che avevano preferito rimanere con i nonni, ci sentivamo liberi e la cosa ci eccitava molto. Quella sera prima di uscire guardai con ammirazione mia moglie che aveva dato libero sfogo alla sua indole esibizionista. Sonia, a 34 anni, era al culmine della sua sessualità e della sua bellezza. Diciamo pure che, mia moglie, non ha mai avuto il fisico da modella, seni troppo grossi, culo ampio e cosce opulente ma era comunque una donna appetibile. Dopo la nascita del secondo figlio aveva cominciato a prendere la pillola e la cosa aveva aumentato il desiderio di entrambi. A lei piaceva molto sentire il mio seme che la inondava e questo a me dava grande appagamento.
Sulla porta di casa, dunque, la guardai e ebbi l’impressione che avesse esagerato perché era semplicemente avvolta in un pareo semitrasparente e sotto indossava solamente un minuscolo perizoma. Nei piedi, zoccoli a tacco alto che le modellavano le gambe le davano un po’ l’aspetto da puttana. Alla caviglia destra una catenella che le avevo regalato.
I tavoli era disposti in quattro file su un’ampia terrazza dalla quale scendeva una scala che arrivava sulla spiaggia e lì le coppie ballavano. Dal nostro tavolo si sentiva il rumore del mare che si confondeva con la musica dell’orchestrina che suonava. Sonia mi prese più volte la mano dicendo: “Che bello amore!!”
Cenammo con una piadina al prosciutto che ci mise sete e quindi, in poco tempo, ci scolammo una bottiglia di Sangiovese in due. Quando comparve l’uomo e si sedette nel tavolo di fronte al nostro, Sonia era già brilla. Lui era con due amici e fece educatamente un cenno di saluto al quale riposi freddamente mentre Sonia lo fece con entusiasmo e con un sorriso invitante.
L’uomo era una persona matura e avrà avuto sui sessanta. Era un pescatore che vedevamo ogni mattina al porto durante la nostra passeggiata. A volte era impegnato a pulire le reti vestito di stivali e grembiule di gomma gialla, altre volte serviva direttamente il pesce a chi lo comprava e allora era a torso nudo. Lui aveva una grande ammirazione per Sonia che chiamava “ bella signora” e la riempiva di complimenti. Nonostante l’età era un bell’uomo, muscoloso col petto ricoperto di peli bianchi che risaltavano sui pettorali abbronzati. Quando compravamo da lui aggiungeva sempre qualcosa in più come omaggio alla “bella signora”.
Quella sera il caso aveva voluto che l’uomo capitasse proprio davanti a noi e cominciò tutto uno scambio di sguardi, sorrisi e accavallamenti di gambe da parte di mia moglie che sicuramente avevano messo in mostra il minuscolo perizoma. Sinceramente non gradivo molto quello spettacolo ma la cosa faceva piacere a Sonia e pensavo anche che, in fondo tutto sarebbe finito lì. Mi sbagliavo. Ad un tratto l’uomo si alzo e si avvicinò al nostro tavolo. Si rivolse a me dicendo: “Le dispiace se faccio qualche ballo con sua moglie?”. Non feci in tempo a rispondere che Sonia era già in piedi. “Andiamo dai, lui non è geloso...anzi!”. Si tolsero entrambi gli zoccoli e, scalzi si avviarono verso la scala. Quel “anzi” non mi piacque, temevo che mia moglie, ormai ubriaca, andasse a confidare a questo sconosciuto, le nostre fantasie sessuali scatenando ulteriormente la sua libidine.

Li vidi scendere la scalinata che portava alla spiaggia per poi scomparire in mezzo alla folla danzante. Con una certa angoscia dovetti aspettare almeno una mezzora prima che tornassero. In fondo quell’uomo era quasi uno sconosciuto. Fu quindi un sollievo quando li vidi apparire e venire verso il tavolo. Sonia era sorridente e ansimante. Lui la teneva teneramente abbracciata per la schiena. Notai subito i capezzoli duri di lei e il rigonfio esagerato nei bermuda di lui. Mi chiesi cosa fosse successo nel frattempo e mi diedi mille spiegazioni diverse. “Beh com’è andato il ballo” dissi sentendomi ridicolo. “ Ci siamo presentati….lui si chiama Manolo.” poi verso l’uomo “ mio marito si chiama Giulio” e scoppiò a ridere. Discutemmo su quel nome che doveva essere di origine spagnola ma che l’uomo definiva puramente romagnolo.
 

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